Buddismo
Tutta la felicità passata, presente e futura deriva dal conoscere la propria mente. Conoscere il Buddhismo significa conoscere la propria mente. Noi e tutti gli altri esseri viventi, senza eccezioni, desideriamo la felicità e cerchiamo di evitare la sofferenza; questo è lo scopo principale di tutto quello che facciamo, diciamo e pensiamo. Essendo venuti al mondo, desideriamo continuare a vivere e aspiriamo a un certo grado di felicità, libertà, amore e benessere. Eppure, per quanto fortunati possiamo essere, alla fine ci sarà sempre qualcosa che continua a sfuggirci; quella voce interiore, che conosciamo da sempre, continuerà a dirci: “C’è ancora qualcosa che mi manca; non sono ancora veramente felice”. La felicità è un’esperienza, uno stato della mente; potremo mai riuscire a raggiungerla, se ci disinteressiamo proprio della mente, di ciò che fa l’esperienza? Eppure la maggioranza degli esseri fa esattamente questo: cercare all’esterno qualcosa che in realtà si trova all’interno; rincorrere un’infinità di oggetti dimenticandosi completamente del soggetto. Questo atteggiamento maldestro produce tutti i paradossi, piccoli e grandi, del mondo che ci circonda. Conoscere la mente significa rendersi conto di come i nostri modi di pensare, sentire e reagire creano la nostra felicità e la nostra sofferenza. Quindi non è affatto un argomento astratto, qualcosa di cui dovrebbero occuparsi solo gli psicologi o gli studiosi del settore. Conoscere la mente ci riguarda tutti personalmente e direttamente; è la quintessenza di tutte le conoscenze, qualcosa che dovrebbe essere insegnato a scuola – se solo ci fosse qualcuno in grado di farlo. La conoscenza della mente non appartiene a nessuna filosofia di vita in particolare, trascende ogni distinzione fra ideologie o schieramenti politici, e non può essere rinchiusa nei confini di una dottrina religiosa. Piuttosto, ha a che fare con la nostra condizione di esseri umani in quanto tali. Possiamo