Poesie alda merini
L’uccello di fuoco è scritto in settenari ed è costituito da una frase lunga, quel che contribuisce al suo ritmo, senza rime apparenti, e da enjambements a quasi tutti i versi.
Nei primi versi, attraverso la metafora del passero grigio e dell’uccello di fuoco, Alda Merini ci parla della sua malattia, della sua follia, che porta in sé, che “abita” il suo “profondo”. Poi ci spiega come da questo male che nasce da un insoddisfatto bisogno d’amore, da questa sua malattia, prende origine il miracolo della poesia.
Trovo questa poesia affascinante, in quanto riesce a dare una doppia dimensione alla malattia della Merini, pur se molto contraddittoria. Infatti, da una parte la sua follia genera dolore e sofferenza; di conseguenza, nei primi versi sono frequenti i termini negativi: malata, grigio, abita (in quanto non se ne può disfare). Nel seguito però questo male si trasforma quasi in un miracolo, capace di dare origine alla poesia, all’arte: “una voce così tenera e nuova”, un “trionfo”.
Questa poesia, secondo me, corrisponde all’immagine di Alda Merini, che da un lato è un passero grigio, malato, dalle origini umili, indifeso e solo, e che dall’altro è animata da una passione per la poesia, un amore forte che la fa risplendere e nella quale trova una ragione di vivere, di combattere la vita; diventa allora un uccello di fuoco che risplende attraverso i suoi versi.
E’ dunque notevole il lirismo di questa poesia, che suscita varie emozioni (la pietà per questa donna dal grande talento ma oppressa in un certo modo dalla sua malattia, la compassione, il fascino..), ma nello stesso tempo il suo dinamismo, che caratterizza la sua lotta contro la malattia e