Politiche ambientali e sviluppo sostenibile Negli anni successivi all’industrializzazione massificata mondiale si è presentato davanti agli occhi di tutti il grande problema dell’inquinamento. In poco tempo è caduta la convinzione che il mondo fosse una risorsa imperitura e inalienabile e ci si è resi conto (comunque tardi) che la politica di sfruttamento scellerato stava sgretolando il pianeta. Tramonta il mito della crescita economica che ha riempito il dibattito internazionale dopo la caduta del muro di Berlino. Restano questioni irrisolte: l'insufficienza delle risorse naturali, la povertà crescente, la crescente iniquità distributiva, l'incapacità di assicurare la pace e la sicurezza agli uomini e di contrastare il degrado dell'ambiente. Di fronte a questa grave situazione la comunità internazionale si è mossa per arginare la crisi e l’Unione Europea è sempre stata un passo avanti rispetto al resto del mondo cercando di adottare contromisure già da parecchio tempo. Questi i punti cruciali verso cui si sta orientando la politica ambientalista: Lotta contro l’alterazione climatica avvenuta nella seconda parte del 20° secolo; Preservazione della natura e della biodiversità delle specie; Tutela dell’ambiente, della salute e della qualità della vita; Preservazione delle risorse naturali; Preservazione degli ecosistemi; Il nostro modo di vivere, di consumare, di comportarsi, decide la velocità del degrado entropico (misura dello stato del disordine di un sistema), la velocità con cui viene dissipata l'energia utile e il periodo di sopravvivenza della specie umana. Si arriva così ai concetti di sostenibilità e di sviluppo sostenibile, ovvero stretta connessione tra ambientalismo e progresso. Con lo sviluppo sostenibile si cerca di non impedire lo sviluppo economico e industriale ed allo stesso tempo a preservare l’ambiente, in modo da non arrecare (altri) danni irreparabili al pianeta. Un esempio è lo sfruttamento intelligente delle risorse