Teorie del memoriale nelle scienze sociali
Teorie del Memoriale nelle Scienze Sociali
L’articolo intende raccogliere le differenti teorie che definiscono il ruolo dei documenti redatti in prima persona nella ricerca sociologica. Dopo una chiarificazione della distinzione tra metodologia qualitativa e quantitativa sarà descritta la narrazione come oggetto d’indagine sociologica. Si analizzeranno i punti di convergenza e di divergenza di alcuni tra i più autorevoli studiosi contemporanei delle scienze sociali, cercando di comprendere con maggior chiarezza il ruolo occupato dai documenti per strutturare una maggiore comprensione di porzioni di società. “Mangiare non era soltanto una esplorazione e una conquista ma il più serio dei miei doveri.- un cucchiaio per la mamma, una per la nonna…se non mangi non diventerai mai grande” (de Beauvoir, 2005, p. 11). Chi potrebbe dire di non ritrovare in queste parole un’esperienza comune della propria infanzia o di quella di una persona conosciuta? Difficilmente questo enunciato viene considerato pertinente per una analisi sociologica. Le ragioni sono spesso imputate ad una disquisizione epistemologica che da alcuni secoli imperversa nelle accademie della scienza come nella vita della quotidianità: la differenza tra soggettivo e oggettivo. Oggi questa distinzione, erosa dalla riflessione dei pensatori della modernità avanzata, si è affievolita riversandosi sul piano della controversia metodologica tra dati quantitativi e qualitativi; controversia che si fonda su un fraintendimento relativo al significato del termine “scienza” e della sua pratica conoscitiva.
1. La scienza esatta
Le due grandi anime della sociologia si differenziano per il modo in cui producono e formalizzano i dati. Per una delle due parti “è intrinsecamente importante che i sociologi trovino metodi per accedere al mondo-della-vita degli altri individui” (Schwartz e Jacobs, 1987, p. 34). Weber definì comprensiva questo tipo di sociologia poiché “l’azione è tale