Jijso
“Con l’avvento del Fascismo, Garibaldo continua a commettere atti eversivi agli occhi delle autorità, anche se in teoria punisce una violenza ingiusta compiuta dalla stessa autorità. Egli agisce da individualista e anarchico, ma capisce, ad un certo punto, che è meglio organizzare le forze contro il nemico comune. E si lancia nell’esperienza della Resistenza, abbandona l’anarchismo e abbraccia il comunismo. Nel dopoguerra, nonostante la repubblica democratica e il governo De Gasperi la situazione non sembra essere molto mutata rispetto ai tempi passati. Solo la statua nella piazza è cambiata: non è più quella di
Mussolini, ma quella della Democrazia. Chi organizza gli scioperi, viene licenziato dalla fabbrica, chi si ribella viene punito come quando c’era la monarchia.” –[..]Infatti, durante una riunione di lavoratori, la polizia massacra senza ragione Guidone, vecchio amico di Garibaldo. Il sopruso spinge Garibaldo a salire sul monumento della
Piazza e a denunciare l’assassinio dell’amico, affermando che le poche lire di aumento promesse non servono a lavare il mal fatto, perché “la morte non si compra”36.” la violenza del potere
“Si parte dal titolo, Piazza d’Italia, appunto. La piazza è, per eccellenza, il luogo aperto, del rituale, dell’incontro-scontro fra le diverse voci, i potenti, da un lato, i perdenti, dall’altro, il palcoscenico dove Tabucchi mette in scena la parodia della storia.” La violenza del potere La domanda alla quale